30/09/2009

IL MESSAGGERO: CRISI, TREMONTI: "EVITATA LA CATASTROFE, MA LE BANCHE TAGLIEGGIANO I RISPARMIATORI"



MILANO (26 settembre) - La crisi ha colpito l'economia italiana «proprio nel momento in cui andava meglio», quando la domanda internazionale era alta e favoriva la manifattura italiana che, «non dimentichiamo» è la seconda d'Europa dopo la Germania». È il quadro tracciato dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti nel corso della Festa nazionale della libertà. Secondo Tremonti, «la catastrofe è stata evitata, ma siamo ancora in una terra parzialmente sconosciuta». 

A suo avviso «la crisi è globale, l'impatto è locale» e dunque le soluzioni «non possono essere solo globali e locali, bisogna capire cosa è successo, studiare l'impatto e la reazione del Paese per capire come andare avanti». Quanto al nostro Paese, «con la caduta della domanda mondiale la crisi lo ha colpito, altri Paesi sono stati colpiti nella finanza solo perchè avevano la finanza, altri ancora, come la Germania, sia nella manifattura sia nella finanza». 

Nel suo intervento il ministro si è tolto diversi sassolini dalle scarpe nei confronti delle grandi banche che, a quanto sembra, non ne vogliono proprio sapere di aderire ai bond governativi predisposti per sostenere l'erogazione di credito alle imprese. «Per fortuna non parlano inglese», ha ironizzato Tremonti per spiegare come la crisi non abbia avuto impatti sugli istituti italiani a differenza dei rivali europei, «e poi hanno taglieggiato i risparmiatori con commissioni mostruose». I cosiddetti Tremonti-bond infatti, secondo il loro inventore, sono stati chiesti «dalle grandi banche, non dal governo». «Sono stati fabbricati - ha proseguito - con la Banca d'Italia e l'Europa - ha aggiunto - e la loro logica è finanziare le imprese». Per attaccare le banche Tremonti ha tirato in ballo anche la Costituzione, che tra i diritti dei cittadini prevede l'accesso al credito. Il ministro ha ricordato come «alcune banche hanno aderito» all'iniziativa del governo, come il Banco Popolare e la Bpm. Gli istituti che «dicono di non averne bisogno - ha puntualizzato Tremonti - non sanno che al governo non fa piacere sottoscriverli perché aumentano il debito pubblico». 

Letta: servono ammortizzatori sociali «Abbiamo una struttura di ammortizzatori sociali basata sulle fabbriche degli anni '60. Serve, con la nuova struttura del lavoro, una riforma degli ammortizzatori sociali da fare rapidamente con il consenso di tutte le parti», è il pensiero di Enrico Letta anche lui intervenuto alla Festa del Pdl a Milano. Letta ha anche auspicato riforme complessive del sistema Italia: tra queste quella del federalismo fiscale: «Dobbiamo incoraggiare quei quattro milioni di persone che ogni giorno alzano la saracinesca della loro azienda». L'esponente del Pd ha quindi messo a confronto la Francia, che ha 40 multinazionali, e l'Italia che ne ha pochissime ma è ricca di piccole e medie imprese. «C'è il rischio che molti imprenditori davanti a questa crisi non investano più nelle loro aziende. Il rischio è per l'Italia perchè il paese senza questi imprenditori può cambiare struttura: da paese centrato sul lavoro diventare un paese fondato sulla rendita».

Fini: riforme per far partire ripresa. Il presidente della Camera Gianfranco Fini, nel suo intervento ha preso come punto di riferimento quello che dicono gli organismi internazionali sulla crisi ormai alle spalle. «Maggioranza e opposizione si dividono sul fatto se sia stato operato tutto il possibile per sfruttare la ripresa che verrà o se c'è ancora qualche intervento urgente da realizzare. Deve essere ben chiaro che non basta dire che abbiamo scampato un pericolo, anche perchè l'economia è ancora stagnante, ma che è necessario fare gli interventi di cui ha bisogno il sistema Italia, e questo va al di là di maggioranza e opposizione», ha concluso Fini. 

Marcegaglia: peggiore dopoguerra mai passato. «Viviamo in un momento di crisi, la peggiore del dopoguerra, ma il peggio è alle spalle». Lo ha detto il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia intervenendo in collegamento video al forum mondiale Unesco sulla cultura e sull'industria culturale che si è chiuso a Monza. «Il peggio è alle spalle e si sta già riflettendo su schemi e scenari futuri le nostre aziende sanno che molte delle loro capacità sono legate al connubio cultura, innovazione e creatività e che il Made in Italy non rappresenta solo oggetti ma porta dentro tutta l' emozione e la storia del nostro Paese».
 

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